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Maya Zignone

Maya Zignone

Nasce a Genova dove lavora, vive a Recco.
Dopo gli studi artistici si specializza in ceramica a Faenza, in grafica e comunicazione visiva a Genova e Milano, lavora nel campo della grafica e della pubblicità. Per tre anni pratica lo studio dell’artista Piergiulio Bonifacio che la guida in un’attività di studio e d’indagine sul segno, l’energia e lo spazio.
Per differenti strade, fa luce sull’invisibile e sul vuoto, per farci vedere quanto invece di pieno esiste nelle pieghe di tutto ciò che non cogliamo. Individua come riferimento le potenzialità linguistiche e concettuali della luce e lo spazio come luogo in cui il tempo è sospeso. Nel suo lavoro analizza principalmente i meccanismi mentali del pensiero e della percezione che la indirizzano verso l’utilizzo di media differenti che lavorano sui fattori culturali e sociali.
Alone, progetto presentato all’interno della cella dell’ex carcere, riflette sul disagio che può condurre alla perdita della fiducia in sé e generare un profondo mal di vivere. Una linea di luce al neon, a tratti spezzata, pare un grafico tracciato sull’anonimato di un’immagine di donna che svapora nella caotica corsa verso la solitudine esistenziale.

ALONE di Maya Zignone

Il progetto Alone di Maya Zignone pone in relazione il senso di solitudine e isolamento del carcerato in una situazione di costrizione con la solitudine esistenziale dell’uomo contemporaneo che fatica a trovare il proprio posto nel mondo, limitato nel suo esercizio della libertà. Si compone di un video omonimo, di una fotografia con inserimento di neon e di un’installazione luminosa.

Come ci comportiamo di fronte ad un ostacolo? Quali rischi siamo disposti a correre per vincere le nostre paure, per sentirci accettati, per raggiungere uno stato di serenità? Quanto ci condizionano le miriadi di sistemi e meccanismi sociali che pretendono di tradurre in un rigoroso sistema cartesiano il nostro complesso modo di essere e di porci nei confronti del mondo, trasformando l’individuo, a dispetto della sua preziosa unicità, in una percentuale? Consumismo e affermazione diventano modelli esistenziali, lottiamo tra il desiderio di successo e la solitudine che ne deriva, l’incapacità di comunicare e il senso di inadeguatezza che permane.

Nella fotografia proposta dalla Zignone percepiamo l’immagine di una donna che sfuma nello sfondo impedendoci quasi di riconoscerla come tale, immaginiamo, nella sua apparente determinazione e sicurezza, un senso di solitudine e di incomunicabilità, quasi di fuga dall’ambiente in cui sembra galleggiare. La fotografia è attraversata da un neon verde che imita il tracciato di un invasivo diagramma per ricordarci che facciamo parte di un sistema sociale che non nutre alcun interesse per le persone in quanto tali, con i loro pensieri e le loro storie, ma solo in quanto potenziali elettori, consumatori o altro, e che cerca di capire come interpretarne e indirizzarne il comportamento.
Eppure, per molti, trovare la propria collocazione all’interno di un qualsivoglia gruppo sociale è un traguardo: non raggiungerlo può creare disagio, condurre alla perdita della fiducia in sé, generare un profondo mal di vivere dal quale non è sempre facile riemergere.

Il susseguirsi di parole allarmanti, che scorrono in una proiezione come un fiume inarrestabile, ci ricordano gli effetti collaterali riferiti da quanto mai veritieri “bugiardini” di psicofarmaci sempre più spesso somministrati e assunti come antidoto al malessere esistenziale. Forse, in ultimo, un’idea di ritorno alla natura, alla semplicità, ci invita a cercare un percorso diverso e trovare la forza per liberarci dei ruoli imposti e codificati, riscoprire il valore e la consapevolezza di non essere soli.