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Dialoghi intorno alla libertà

25 novembre 2023 › 27 aprile 2024

Dialoghi intorno alla libertà

a cura di Livia Savorelli

Museo Sandro Pertini e Renata Cuneo, Palazzo della Loggia

Fortezza del Priamàr, Savona

Fino al 27 aprile 2024

Artisti › Elena Bellantoni Davide Dormino Rocco Dubbini Armida Gandini Gianni Moretti

Mostra nell’ambito di CONNEXXION. Festival Diffuso di Arte Contemporanea
per essere liberi. Tra identità e memoria
a cura di Livia Savorelli

Per l’edizione 2023, il Festival CONNEXXION ha voluto stimolare una riflessione ad ampio raggio sul concetto di libertà, in un mondo sempre più mosso da nazionalismi, derive autoritarie, guerre e sconvolgimenti a livello planetario e da un’accentuata spinta al radicalismo e all’estremismo.

La mostra Dialoghi intorno alla libertà si muove seguendo due binari paralleli: da una parte una riflessione, sempre attuale, sulla monumentalità e sul ruolo del monumento in quanto portatore di memoria (una riflessione particolarmente interessante in un luogo che ospita la donazione alla città di molte opere di Renata Cuneo, scultrice savonese nata nel 1903 e scomparsa nel 1995), dall’altra la vita di Sandro Pertini, nel luogo che ospita la sua collezione d’arte (testimonianza del suo essere “collezionista di rapporti umani con gli artisti”).

In particolare modo sono risultati di grande interesse, per la curatrice Livia Savorelli e gli artisti Elena Bellantoni, Davide Dormino, Rocco Dubbini, Armida Gandini e Gianni Moretti, alcuni momenti della vita di Sandro Pertini, dai confinamenti al rapporto con la madre, fino alla Presidenza della Repubblica, segnata da fatti drammatici che avrebbero potuto aprire crisi internazionali, come l’omicidio di Aldo Moro, la morte improvvisa di Papa Luciani, le stragi di Ustica e di Bologna.

Armida Gandini presenta Sotto mentite spoglie (2023), installazione site-specific ideata e realizzata per il Museo Sandro Pertini e Renata Cuneo. L’artista colloca alcuni Stand up, ovvero leggere sculture di carta, stampate, incise e piegate, all’interno delle teche museali, in dialogo con le opere di Renata Cuneo in esse esposte. Di matrice fotografica, rappresentano figure di donne che parteciparono alla Resistenza, tra cui alcune partigiane savonesi (Paola Garelli, Ines Negri, Luigia Comotto, Franca Lanzoni, Teresa Pace, Clelia Corradini…) che persero la vita tragicamente in nome della libertà o continuarono a vivere, spesso emarginate, denigrate, costrette ad emigrare in altri paesi. Tra di loro anche Carla Voltolina, che solo dopo la morte del marito Sandro prese il nome Pertini. Piccole sculture che, sfidando la forza di gravità, affermano a bassa voce, ma con determinazione, la necessità di alzarsi e di lasciarsi attraversare dagli eventi della vita: un gesto molto semplice per tentare di far “stare in piedi” ciò che è bidimensionale, a maggior ragione perché fragile, quasi inconsistente, che si realizza formalmente spostando il piano delle fotografie da orizzontale a verticale e creando nella superficie un vuoto. Resistere in condizioni di vulnerabilità laddove la struttura vacilla: non negare la fragilità, ma accettarla come parte costitutiva dell’esistenza e come base sulla quale poggiare la dignità umana.

Davide Dormino presenta la scultura in bronzo Per uno sguardo libero (2021). L’opera rappresenta due dita – pollice e indice a grandezza naturale – che stringono un piccolo seme. Il gesto è lo stesso che si fa quando si vuole puntare l’occhio su qualcosa di lontano, usando la mano come un cannocchiale. Già posizionata sulla Piazza di Manarola ad indicare la rotta verso Ventotene, luogo di ispirazione del Manifesto di Ventotene, scritto nel 1941 durante il confino fascista, la scultura è ora rivolta al cuore della Giovanna d’Arco di Renata Cuneo, simbolo di libertà e coraggio. Non è la prima volta che Davide Dormino, attraverso la scultura e l’interazione con il pubblico, richiama l’attenzione su temi politici e sociali. Anything to say?, scultura itinerante e interattiva dedicata a Edward Snowden, Julian Assange e Chelsea Manning ed esposta nelle principali piazze d’Europa, costituisce infatti l’antecedente di Per uno sguardo libero, opera concepita per Seminaria 2021 e rimodulata per CONNEXXION 2023.

Rocco Dubbini è presente in mostra con due installazioni site-specific, CHIOSA e Ceci est le fleur, entrambe ideate e realizzate per CONNEXXION 2023. Chiosa è concepita come un comune separé d’uso, composto da tre trittici e decorato con disegni modulari che si rifanno all’estetica bucolica delle carte da parati inglesi e francesi di ispirazione settecentesca. Le decorazioni, tradotte attraverso un disegno classico, raccontano le vicende che hanno accompagnato la presidenza di Sandro Pertini: dalla sua elezione caldeggiata da Craxi alla morte di Papa Luciani, passando per l’omicidio Impastato, la strage del Dc9 dell’Itavia, i Mondiali di Spagna e Alfredino Rampi, la strage di Bologna, la loggia Massonica P2, il sequestro Orlandi e molto altro. Ceci est le fleur è, invece, un’installazione composta da una pipa Castello, come quelle amate da Pertini, dalla quale nasce un fiore. L’opera, di esplicita ispirazione magrittiana, si riferisce al rapporto che Pertini aveva instaurato con Antonio Gramsci durante la comune detenzione sotto il regime fascista nel carcere di Turi (BA). In un’intervista rilasciata ad Enzo Biagi, il presidente Pertini narra dei momenti di intimità che li avevano accomunati e rammenta che l’intellettuale comunista, all’interno del carcere, aveva avuto la possibilità di coltivare fiori in un’aiuola. Un giorno, mentre insieme stavano guardando i fiori, Gramsci pose lo sguardo su uno di essi che si era seccato proferendo parole amareggiate, nel mentre Pertini recuperò un nuovo bocciolo tra le foglie. Allora il Presidente ricorda che l’intellettuale disse: “Vedi come è la vita?… si passa dalla delusione alla speranza, in un momento cambia tutto e rinasce il futuro, la speranza nella vita”. In un momento storico complesso, in cui si narra che le guerre vengono prodotte per costruire la pace, il fiore nato dalla pipa di un partigiano accende una speranza di verità e libertà.

Gianni Moretti espone Cinquemilanovecentosedici minuti per Orlando (2021, courtesy Galleria Giampaolo Abbondio, Milano), installazione composta da 32 lastre di ottone accoppiate e montate in 16 strutture rotanti di alluminio verniciato con stampa manuale a caratteri mobili. Un lavoro sul tempo: quello che Orlando ha passato in prigione in via Tasso a Roma nel 1944, prima di venire ucciso alle Fosse Ardeatine. Il tempo dilatato e interminabile, trascorso in carcere, che Orlando ha raccontato nei biglietti che scriveva alla madre durante la reclusione e che le faceva avere clandestinamente, nascosti nei colletti delle camicie che le mandava da lavare. Il tempo futuro che non ha avuto modo di vivere, quello in cui si immaginava medico, accanto alla ragazza di cui era innamorato. Infine il tempo che l’artista ha desiderato dedicargli fin da subito, quando ha appreso della sua storia al Piccolo Museo del Diario di Pieve Santo Stefano (AR). Moretti ha passato 5916 minuti della sua vita ricopiando i suoi messaggi, lettera per lettera, su lastre di ottone, cercando di stare accanto a quella vita il più possibile, per dedicarle il tempo violentemente sottratto. Un omaggio ad un ragazzo che non ha mai conosciuto ma che ha sentito vicino. Tutta la pratica artistica recente di Gianni Moretti si focalizza sulla ricerca di nuove modalità di pensiero nei confronti del monumento e della memoria. È alla ricerca di forme che creino ponti e connessioni, che non rendano i visitatori spettatori assopiti, ma corpi vivi, consapevoli e partecipi.

The Banality of Evil in 69 gestures (2022, video in loop 5’57”, 69 foto b/n, 40×50 cm) è il titolo del lavoro di video-fotografia di Elena Bellantoni presente in mostra. Un’opera che si sofferma sul concetto di reenactment / rievocazione. Può un corpo femminile rappresentare una delle figure più violente del patriarcato? Che cosa accade se quest’operazione prende forma? Gli scatti in pellicola – poi trasportati in digitale – si basano su una specifica serie fotografica prodotta dal fotografo personale di Hitler, Henrich Hoffamn, nel 1927, mentre il dittatore tedesco si esercita ad affinare le proprie doti oratorie. La serie fotografica Reenactement the Banality of Evil in 69 gestures nasce come riflessione intorno alla prossemica dittatoriale, all’utilizzo del corpo come strumento di comunicazione e alla possibilità di ripetizione di alcuni gesti. Le azioni prodotte da Elena Bellantoni sono in tutto 69 a partire dalle 13 foto scattate da Hoffman; il sottotitolo The banality of evil è un esplicito riferimento al testo di Hannah Arendt sul processo al gerarca nazista Eichmann a Gerusalemme. La banalità del male può ripetersi meccanicamente in altre epoche. L’artista ha voluto esplorare il concetto di reenactment sia dal punto di vista performativo (il ripetersi di un’azione che è possibile solo attraverso il corpo), che concettuale, ragionando sulla possibilità di un ritorno ai totalitarismi e nuove forme dittatoriali. Reenacatment esplora i confini in cui il corpo diviene il territorio del conflitto e del controllo attraverso una mimica che trae ispirazione anche dal Big Dictator di Charlie Chaplin.

[Testo tratto dalle sinossi fornite dagli artisti e dal testo della curatrice Livia Savorelli]

Dialoghi intorno alla libertà
Opere di Elena Bellantoni, Davide Dormino, Rocco Dubbini, Armida Gandini, Gianni Moretti
A cura di Livia Savorelli
Museo Sandro Pertini e Renata Cuneo
, Palazzo della Loggia, Fortezza del Priamàr
Corso Mazzini 1, 17100 Savona
Orari: martedì-giovedì 9.30-13.30, sabato 15.00-18.00
Biglietto: ingresso intero € 2,50, ridotto € 1,50; ingresso gratuito fino ai 18 anni, studenti universitari, ICOM, possessori Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta, possessori Abbonamento Musei Lombardia Valle d’Aosta, associazione AUSER, guide turistiche, insegnanti in visita con una classe, giornalisti, diversamente abili con eventuale accompagnatore
http://musa.savona.it/museo-sandro-pertini-e-renata-cuneo/

INFORMAZIONI:
Arteam Associazione Culturale
Via Traversa dei Ceramisti, 8/bis – 17012 Albissola Marina (SV)
T. +39 019 4500744 | info@arteam.eu | www.arteam.eu | info@connexxion.it | www.connexxion.it
www.facebook.com/asso.arteam | www.instagram.com/arteam.associazione/

UFFICIO STAMPA:
CSArt – Comunicazione per l’Arte
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T. +39 0522 1715142 | M. +39 3487025100 | info@csart.it | www.csart.it

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