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L’orMa

L’orMa

L’orMa è nato nel 1985 a Milano, dove attualmente vive e lavora. Nel 2007 si laurea con lode presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e diventa assistente della coppia artistica vedovamazzei. Entra nel panorama artistico esponendo presso diverse gallerie d’arte, enti pubblici e privati e conquistando la vincita di prestigiosi concorsi d’arte (Vincitore Premio Fondazione VAF 2022, vincitore Premio Arteam Cup 2016, vincitore Premio Euromobil Under 30 Bologna Arte Fiera 2016, vincitore al Premio Cascella 2011, vincitore Premio Novara 2011). Nel 2011 gli viene commissionata da Regione Lombardia una scultura rappresentativa del tema proposto da Expo 2015 (Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita), ad oggi visibile presso il nuovo complesso di grattacieli, sede della Regione.
Nel 2019 entra in collaborazione con la Galleria Forni e ad oggi le sue opere sono conservate in importati collezioni in tutto il mondo.

Intervista a L’orMa di Francesca Di Giorgio

Dall’installazione all’arte ceramica, agli interventi manuali su elementi vegetali. Nella tua ultima produzione è però la carta ad essere grande protagonista diventando materia scultorea. È questo il caso della selezione di lavori presentati in Galleria Vico Spinola a Savona… Quali lavori avete scelto e quale significato attribuisci alla teoria di animali presenti nel tuo lavoro e che rivelano la tua attenta analisi del mondo della Natura?
La carta negli ultimi anni è diventata, forse, il mio materiale scultoreo preferito! Nella mia ricerca artistica, infatti, la sfida ai limiti della materia trattata è sempre stata una componente preponderante; per questo ho sempre scelto materiali diametralmente opposti a quella che è l’idea della scultura. Uno scultore è portato a scegliere un materiale solido, duraturo, che si presti bene alla modellazione o scultura, mentre la carta è tutto l’opposto: è delicata e con essa è difficile realizzare rotondità, trasparenze, dettagli in miniatura. Nelle mie sculture tutto questo viene superato, per restituire allo spettatore un’immagine naturale, priva di difetti, leggera e, al tempo stesso, ricca di dettagli. Al contempo gran parte del mio lavoro è rivolto allo studio chimico del materiale, che è rigorosamente a ph neutro (spesso con riserva alcalina), privo di componenti chimiche o acidi aggiunti, per garantire una perfetta stabilità nel tempo e impedire la possibilità di attacchi da parte di funghi o muffe nei secoli futuri.
Il motivo per cui tra i vari materiali trattati e “sfidati” nel mio percorso io sia particolarmente legato alla carta sta nel fatto che è il primo materiale a cui nella tenera infanzia mi avvicinai, nel disperato tentativo di riprodurre i soggetti che desideravo, scontrandomi però con i miei limiti tecnici e soprattutto con i limiti che questo medium presentava! Si tratta quasi di una “rivincita” che ho desiderato probabilmente da sempre.
In occasione della mostra abbiamo scelto una serie di mie sculture fortemente connesse con gli avvenimenti degli ultimi periodi; dietro al velo di ironia che circonda i miei animali, si celano tematiche spesso forti e in questo caso molto attuali. Rappresentativo è il caso di Second chance, che si presenta come uno spaccato dell’arca di Noè che mostra al suo interno i vari scompartimenti ove sono rifugiati gli animali; la cosa strana è che le varie coppie, in un momento di grande pericolo e precarietà (come eravamo noi, segregati in casa per il lockdown della pandemia COVID 19, nei giorni in cui mi dedicavo alla progettazione e realizzazione di quest’opera), invece di collaborare sono in feroce combattimento tra di loro! Ci sarà sicuramente un vincitore, ma nel momento stesso in cui lui o lei avrà ucciso il compagno e si sentirà vittorioso avrà perso, precludendo la possibilità di un futuro. L’opera indaga proprio la tematica della collaborazione come via di salvezza e il pericolo di un estremo individualismo a cui spesso, purtroppo, abbiamo assistito.

La tua è una sfida alle potenzialità della materia ma anche all’illusione di essere di fronte ad animali “reali”, quasi da museo naturalistico. Una sensazione illusoria acuita anche dall’uso del colore…
In occasione della mostra si è deciso di presentare anche la mia serie di pappagalli coloratissimi, realizzati sempre completamente in carta, in questo caso dipinta; anche loro sono nati durante il lungo periodo di lockdown: io e i miei “colleghi” artisti ci siamo trovati per mesi chiusi nei nostri studi, a tu per tu con le nostre opere che, solitamente, sono invece realizzate per “colloquiare” con il pubblico. Il desiderio di tornare al dialogo era forte tanto da darci l’impressione di “esplodere”, sentire una forza creativa che da dentro spinge per uscire ma che deve trattenersi! Da lì è nato il desidero di rappresentare questa condizione: una serie di pappagalli coloratissimi, talmente saturi da iniziare a sciogliersi! Ho aggiunto quindi un’ulteriore sfida anche al materiale cartaceo, che in contraddizione con ciò che può accadere normalmente doveva… “sciogliersi”. Non vedevo l’ora di tornare all’aperto, e volevo farlo in “un’esplosione di colori”. Mi sono messo quindi a sperimentare varie soluzioni per raggiungere un effetto in grado di colpire l’occhio; ho ordinato ricercati pigmenti e leganti dall’Italia e dall’estero e, per qualche mese, ho concentrato tutte le attenzioni su questo aspetto. Da qui sono nati questi soggetti, in contrasto con il periodo buio che stavamo vivendo. 

In Così è (se vi pare), in Galleria Vico Spinola, hai interagito perfettamente con il lavoro di Vanni Cuoghi, stravolgendo e trasformando lo spazio espositivo in una sorta di diorama in cui lo spettatore entra a far parte di un raffinato inganno visivo…
Si è trattato di una collaborazione davvero magnetica, nata dall’intuito e dall’idea di Livia Savorelli; il lavoro presentato da Vanni Cuoghi creava nello spettatore l’illusione di trovarsi immersi in un avvolgente spazio vegetale; Il gallerista Julian Tiscione ha voluto accentuare l’esperienza sensoriale modificando l’ambiente con il rivestimento di tutto lo spazio calpestabile in erba e con un accompagnamento sonoro (sonorizzazione di Gianni Pastorini, ndr). Infine, ecco che le mie sculture hanno portato la vita animale all’interno dello spazio. Nulla è stato lasciato al caso e camminando nell’ambiente della galleria lo spettatore si trovava a contatto con una realtà “al limite del reale”!